PANETTONI ATTO II
Oggi vorrei aprire una parentesi sul rapporto panettoni/temperatura ed anche panettone/attività sportiva. Un po’ perché dopo l’esperienza cella fusa sono stata molto toccata dal legame con la temperatura appunto.
Allora. Vi siete mai chiesti perché il panettone si fa in inverno?
Mi direte: perché per lievitare deve stare tra i 23 e i 28 gradi o perché devi finire l’impasto a massimo 26….
Beh, non è solo quello.
E’ che mentre noi poveri amatori siamo alle prese con l’impasto la nostra temperatura corporea sale, iniziamo a sudare e se fosse pure estate ci scioglieremmo come ghiaccioli.
Non so i professionisti, ma io – che di base sono freddolosa – a fare panettoni mi viene un caldo come non mai.
Partiamo al mattino dalle emulsioni: sono psichiatrica, lo so, ma peso la brocca vuota, la peso piena, e se manca un grammo alla somma degli ingredienti mi metto a sudare, impazzisco e corro a “leccare” cucchiai e spatole ala ricerca del grammo perduto.
Solo quando finalmente i totali coincidono mi metto tranquilla, se tranquilla si può dire….
Rinfreschi: il primo, normale, ok nessun dubbio. Il secondo o non parte, o parte dopo e accelera….. panico. Non esco, non lo mollo, lo controllo ossessivamente per cercare di capire quando mi toccherà impastare. E sudo.
E poi arriva il fatidico momento del primo impasto: di già? Non sono psicologicamente pronta. Faccio almeno 3 pipì preparatorie dalla fifa. Poi ripasso mentalmente le fasi. Farina, acqua tuorlo lievito. Poi emulsione in tre volte. Ce la posso fare.
Inizio piano, poi accelero, con l’emulsione corro. Il bello è che io sarei ferma su due piedi, è la spirale che corre, ma a me pare di fare la maratona.
Quando finalmente finisco e metto l’impasto sul tavolo mi devo sedere, semi shockata, esausta come manco avessi corso la maratona di New York.
E parte la lievitazione notturna per lui e una mega doccia per me che sono fradicia come un cavallo.
Imposto la cella sui 23 gradi, sperando me la abbiano aggiustata…. Invece tempo di uscire dalla doccia me la trovo a 28!!!!! Mega attacco di cuore! Fortuna che è passato solo il tempo di una doccia!!!!
Ovviamente spengo la malefica cella, tiro il bimbo fuori e gli misuro la febbre. 24,5!! Cavolo. Meno male ero uscita a 23,5 dalla spirale e lo ho beccato in tempo prima che fondesse…. Ma ormai la cella è out!!!
Andiamo alla vecchia. Coperta di Linus…. No comment. Domani l’elettricista mi sente….
E ora chissà come andrà…. In casa di notte ho 19 gradi, non crescerà mai….che faccio???Vabbuò, non mi resta che andare a “dormire”. Anzi, decido di dargli una “botta di caldo” accendendo e spegnendo la cella ogni 2 ore, in modo che la temperatura abbassandosi progressivamente mantenesse l’impasto almeno sui 22.
Anche se è notte mi alzo dal piumone per accendere cinque minuti e subito spegnere la cella, e il freddo delle mattonelle del pavimento mi fa un baffo. Alla terza volta però le bestie feline con cui condivido il letto ne approfittano per prendere la pole position, e a me non resta che ultimare la “nanna” sulla poltrona sacco. Meglio, così veglio il “bimbo”.
Invece mannaggia mi abbiocco (guarda caso) e quando apro gli occhi è al quadruplo. Cado dal sacco (che ci vuole poco a cadere), mi fiondo in bagno, mi lavo acqua gelida per svegliarmi che tanto la sudorazione è ripartita.
Un caffè, una colazione??? Devo carburare o qua non so manco come mi chiamo. E intanto lui si brucia zuccheri…. E io sono in ritardo, riparte il battito cardiaco a 2000 all’ora.
Ok. Ci siamo. Parto. Mi rimbocco le maniche. Incordo, accelero, emulsione…. Sono li, mezza tramortita e concentrata e sul più bello appare Siri dell’Apple watch con voce suadente che ti dice “rilassati. Setroppo tesa. Concediti un minuto di mindfulness. Respira” . La mia risposta???? “stroset!” che in bresciano vuol dire “strozzati . Ma si può????? Tutte a me capitano.
E finalmente arrivano i canditi. Qua è ancora peggio perché da velocità 7/8 ti ritrovi a 1. E ti sembra che i secondi non scorrano più. Sei li in un bagno di sudore, terrorizzato di aver lavorato troppo – o troppo poco – e ‘ste canditi, lenti, lenti, girano…. Volete velarvi dannazione?????? I minuti più lunghi di tutto l’impastamento.
Poi la maratona finisce. Lui è li, sul tavolo, finito. Mi siedo su uno sgabello esausta, fradicia. Praticamente sono in tshirt dal caldo che ho nonostante le temperature fredde.
E qua credi il peggio sia passato. No. Dal frigo senti Otto che ti chiama.
Ossignur non gli ho ancora dato la pappa. Volo. Riparto a correre. Lui mi guarda, bolloso come solo un lievito affamato può essere, offeso perché hai preferito un impasto a lui e ti sei dedicata prima a un altro. Lo rassicuro, gli dico che è un gran lievito e gli voglio bene, lo calmo che sennò gli skizza il Ph e poi chi lo sente più questo?!? In questi momenti son felice di essere single, sennò se uno mi becca a parlare col lievito minimo mi chiude in manicomio.
Ok forse posso rallentare i battiti e il respiro. Il grosso è fatto.
No, è il momento della pirlatura. O mamma. Qua mi gira la testa. Altro caffe, ovviamente semi freddo col caldo che mi è venuto, vediamo di riprenderci.
Girare lui è come girare una trottola. Troppo stretto? Troppo leggero??? Gocciole di sudore per la tensione mentale. E poi quando credo di esserci riuscita puntualmente manco la mira e lo metto scentrato nel pirottino, o a destra o a sinistra. Non potevo fare un corso di basket da bambina cavolo che magari lo centravo di più??????
Vabbè, finito, per ora. Ultima lotta con la pellicola per coprirli. Pellicola che ovviamente non vuole sapere di srotolarsi e io nella fretta di coprirli non riesco a trovare l’inizio e faccio un casino e la spacco tutta.
Tipico. E come li faccio lievitare mo’, senza cella???? Andiamo a stufa….con taaaanta calma prima o poi cresceranno. La Bauli dice “piano piano buono buono”….adesso capisco perché….
Riposo qualche ora. Riprendo fiato e torno a temperatura umana.
Poi la cottura e lo spillone. Riparto a sudare.
Il momento del taglio mi fa capire che non avrei mai potuto fare il chirurgo. Mi trema la mano, passo da bisturi a lametta a bisturi a lametta, indecisa su come e dove tagliare. E poi puntualmente sulla mia strada si frappongono canditi, gocce di cioccolato, uvette…. Chi più ne ha più ne metta. E inizia uno slalom tra le sospensioni come manco la Goggia saprebbe fare. Col risultato di un taglio a zig zag da macchina da cucire.
Sarà il forno, ma mi viene un caldo…. Le ore di cottura sono interminabili. Sudo, ho caldo, ogni tre minuti vado a vedere se sbuca la cupola, se è ora di metter il termometro. E puntualmente becco il candito, la bolla d’aria, la goccia di cioccolato. La temperatura del panettone appare falsata e bassa, sottostimata, io sono a tipo 45 gradi interni.
Quando poi lo tiro fuori, infilzi e capovolgi, beh, li mi trasformo in un campione di apnea.
Trattengo il fiato, in “estasi “, nella fase in cui realizzo che non è caduto a testa in giù staccandosi dal pirottino e che finalmente è finita.
Insomma. Io potrei spegnere il riscaldamento coi panettoni.
E il più felice di tutti è lo Applewatch. Di solito tutte le sere e le mattine mi demolisce col suo “Francesca, non hai raggiunto l’obiettivo. Devi impegnarti di più” . Obiettivo che chissà chi gli ha dato e chissà in cosa consista.
Quando fai panettoni, col caldo, le corse, i battiti, lo “sport” che fai, la sera è tutto felice, ti rilascia la medaglia.
Ti annuncia che sei stato in piedi 15 ore ( e ti credo, parti presto al mattino e finisci tardi la sera), hai fatto più di 10000 passi (tutti intorno al tavolo ma chissene frega) e hai le pulsazioni di un campione di sport.
Sono i momenti in cui lo butterei dalla finestra. Tra la mindfulness del “rilassati sei stressata” e il “hai raggiunto l’obiettivo”, se non fosse perché è comodo avrebbe già fatto una brutta fine.
No comment va là.
Finalmente i piccoli sono tutti a testa in giù. E per raffreddarli, visto che tanto ti è venuto stracaldo, spalanchi le finestre con 4 gradi fuori. E aspetti di imbustarli sti poveri panettoni.
La corsa è finita. Siamo al traguardo.
Perchè fai panettoni se sono così stressanti???? Immagino ve lo sarete chiesto.
Beh, perché il senso di euforia, la scossa di adrenalina che tiattraversa la schiena quando lo giri e non cade dallo spillone, beh, sono impagabili.
E poi quando te li trovi tuttoi appesi a testa in giu sulla scarpiera…. Una gioia “orgasmica” se me la passate!
Altro che gara di corsa, altro che maratona, altro che slalom. Che traguardo! Io – non so voi – ma io, mi sento come avessi vinto una medaglia d’oro! Buoni panettoni a tutti!